S’infrangono nell’umida aria
su miriadi cristalli d ipolvere
i primi raggi del nuovo sole.
S’infrangono sul bosco
aggrappato al pendio;
digradante verso la valle
ancora addormentata.
S’affaccia alla finestra l’uomo.
Ascolta i primi rumori
del giovane mattino
che, sfolgorante, s’appresta
a cacciare della notte i fantasmi.
Guarda rapito lo spettacolo sublime!
Vorrebbe uscire, correre nella luce,
gridare al mondo la sua vita,
mostrare, in tutta la sua nudità,
gli affanni e le fatiche del suo giovane corpo.
Ma non può godersi lo spettacolo,
non può uscire e correre libero.
Presto dovrà uscire, si
ma incontro al suo destino.
La, nella fabbrica che cupa l’attende,
Col suo pesante carico d’indifferenza;
anonima scultura a testimonianza
del nulla che avvolge la nostra civiltà.